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Osteoporosi, tra diagnosi e screening preventivo

Valutare il rischio di fratture, ricorrendo all’ultrasonometria ossea, è il primo passo per capire se c’è il rischio di sviluppare l’osteoporosi. Questo screening di primo livello permette di indagare sullo stato di salute generale e sul livello d’invecchiamento dell’apparato scheletrico. La tecnica diagnostica impiegata misura velocità e capacità di penetrazione degli utrasuoni all’interno dell’osso.

L’osteoporosi è una patologia che colpisce maggiormente le donne: la stima è che in Italia il 23% sopra i 40 anni ne soffra. Questo perché con la menopausa si manifesta uno scatto repentino all’indietro nella secrezione di ormoni, che venendo a mancare provocano la riduzione della massa ossea.

Ecco perché lo screening è consigliato a tutte le donne in menopausa, e anche prima in presenza di un incurvamento in avanti della colonna, o se esistono fattori di rischio, come casi di osteoporosi in famiglia, malattie del metabolismo o uso prolungato di cortisone.

La patologia può essere infatti legata a più fattori di rischio come la familiarità a livello genetico, la menopausa precoce, l’abitudine all’alcol e al fumo ma anche i regimi alimentari per così dire “estremi”.

Leggi anche: Prevenzione dell’osteoporosi, tutto quello che c’è da sapere.

Oltre all’ultrasonometria ossea, per la diagnosi dell’osteoporosi può essere necessario eseguire la MOC Dexa (Mineralometria Ossea Computerizzata o Densitometria ossea) che sfrutta i raggi X per un’indagine strumentale semplice e indolore. Questo esame è consigliato alle donne in menopausa e viene eseguito se l’ultrasonometria rivela delle alterazioni.

osteoporosi

C’è chi fa screening per l’osteoporosi e potrebbe non farlo e chi non lo fa e dovrebbe…

Si è di fronte ad un paradosso: stando ai dati di una ricerca statunitense pubblicata sul Journal of General Internal Medicine, molte donne a rischio osteoporosi non si sottopongono agli screening per diagnosticarla mentre tante che non ne avrebbero bisogno lo fanno con regolarità. Serve più attenzione anche nei confronti degli uomini, tuttora ritenuti al riparo dal problema delle ossa fragili e in realtà molto colpiti dalle fratture, una delle conseguenze tipiche della patologia in questione.

Screening più mirati

L’esame principale per lo screening dell’osteoporosi è la densitometria ossea e per capire come venga utilizzata una ricercatrice dell’università della California, Anna Lee Amarnath, ha analizzato i dati clinici di 51mila donne fra i 40 e gli 85 anni.
I dati raccolti sono sorprendenti: più del 42% delle over 65, per le quali l’esame sarebbe stato consigliabile, non si sono sottoposte alla densitometria e nelle ultrasettantacinquenni la percentuale sale addirittura al 57%, nonostante in queste fasce d’età il rapporto costo-beneficio sia indubbiamente a favore del test.
Non è tutto: il 46% delle donne fra 50 e 59 anni senza fattori di rischio è stato sottoposto allo screening, così come il 59% delle donne di età compresa fra i 60 e i 64 anni.
Prima dei 65 anni la densitometria può essere utile in donne di costituzione minuta o con familiarità per osteoporosi, che hanno avuto una menopausa precoce o hanno sofferto di anoressia, nelle pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali, immuno-reumatiche, tiroidee, renali o epatiche o anche in chi utilizza farmaci che possono avere un effetto sulla densità ossea come corticosteroidi, anticoagulanti, antiepilettici.

Uomini con le ossa fragili

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Come già detto anche gli uomini sono vittime della stessa scarsa attenzione. In questo caso la colpa è dell’idea sbagliata che l’osteoporosi sia un problema solo femminile. Ma se è vero che le donne hanno un rischio più elevato è altrettanto certo che il sesso maschile non ne è immune: basti pensare che gli uomini che sviluppano osteoporosi sono più numerosi di quelli che vanno incontro a un tumore alla prostata.

L’opportunità di estendere gli screening al mondo maschile è stata da poco confermata da una ricerca del National Jewish Health per la quale sono state analizzate oltre 3000 persone fra i 45 e gli 80 anni. Ebbene, il 55% degli uomini aveva una densità ossea scarsa contro il 45 per cento delle donne, sei su dieci mostravano una frattura vertebrale contro quattro donne su dieci. Questo implica che è opportuno includere negli screening anche i maschi ad alto rischio: se li si esclude dalla valutazione della densità ossea si rischia di non diagnosticare e non trattare molti individui che ne avrebbero bisogno.


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