Sono tante le bufale che girano sul web su una moltitudine di argomenti e l’osteoporosi non fa di certo eccezione. Si tratta di un problema molto attuale e particolarmente sentito in questo momento storicostorico, assolutamente da non sottovalutare in nessun ambito, a maggior ragione in quello medico, perché le fake news non fanno altro che confondere o illudere i pazienti spingendoli sempre più spesso all’autodiagnosi o alle cure “fai da te”, con evidenti ripercussioni negative a livello sanitario e rischi per la salute.
Le cause dell’osteoporosi
L’osteoporosi è una patologia caratterizzata da un progressivo indebolimento dello scheletro, causato da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura delle ossa.
Lo sviluppo osseo procede fino ai vent’anni di vita, dopodiché c’è una fase di consolidamento e successivamente una di riassorbimento. Le ossa sono vive, ricche di vasi sanguigni e nervi, per cui si rigenerano continuamente. L’osteone, che compone ogni osso, racchiude un canale con all’interno un vaso sanguigno; proprio in prossimità di questo canale si trovano due tipologie di cellule, definite osteoblasti e osteoclasti. Gli osteoclasti hanno il compito di eliminare i tessuti vecchi, che vengono così sostituiti da nuovo tessuto grazie all’intervento degli osteoblasti. In questo modo l’apparato scheletrico rimane sempre giovane e funzionante. Questo processo però, come molti altri processi fisiologici, diventa meno efficiente con il tempo. Quando l’attività degli osteoclasti prevale su quella degli osteoblasti, le ossa diventano più fragili e quindi maggiormente soggette a fratture.
L’osteoporosi è conosciuta come “malattia silenziosa” perché il più delle volte i sintomi si manifestano quando è ormai troppo tardi. Spesso infatti si verificano delle fratture in seguito a traumi banali, o addirittura senza che sia successo nulla. Quelle che interessano le vertebre sono solitamente il primo campanello d’allarme: può capitare che vengano confuse con il mal di schiena, mentre spesso si tratta della prima manifestazione concreta della malattia. Altre volte può presentarsi un dolore meno forte, ma persistente. Segno che sono avvenute modifiche strutturali all’interno di alcune ossa.
Osteoporosi, i numeri
Secondo delle recenti statistiche, a presentare i sintomi dell’osteoporosi sono circa 5 milioni di persone in Italia: 4 milioni di donne e un milione di uomini. La patologia provoca circa 90mila fratture ogni anno. In tutta Europa sono, invece, 22 milioni di donne e oltre 5 milioni di uomini a soffrirne; cifre che si prevedono in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Per sensibilizzare sull’argomento è stata anche istituita una Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, che viene celebrata il 20 ottobre.
Osteoporosi, le bufale
Le fake news sull’osteoporosi riguardano diversi aspetti di questa malattia: dallo sviluppo alle sue caratteristiche, fino ai rimedi che si possono adottare per prevenirla. Ecco le cinque più diffuse.
1 . L’osteoporosi riguarda solo le donne
L’osteoporosi ha una maggiore incidenza sulla popolazione femminile, ma colpisce anche gli uomini in modo significativo. Nonostante il numero dei pazienti di sesso maschile con osteoporosi sia più basso rispetto alla controparte femminile, sia in Italia che in Europa, questo non significa affatto che non abbiano comunque il rischio di svilupparla.
Le donne sono più predisposte all’osteoporosi soprattutto dopo la menopausa, a causa della ridotta produzione degli estrogeni, che hanno un potere protettivo nei confronti dell’osso. Sono inoltre maggiormente a rischio soprattutto se si verifica una menopausa precoce, ossia prima dei 45 anni. Gli uomini invece hanno probabilità più alte di essere colpiti dopo i 60 anni, in concomitanza del calo di testosterone. Presentano inoltre una possibilità più frequente di disabilità e un tasso di mortalità più alto a un anno dalla frattura del femore: addirittura quasi raddoppiato rispetto alle donne.
2. È una malattia inevitabile con la vecchiaia
Un’altra bufala piuttosto diffusa riguarda i fattori che possono favorire l’insorgenza dell’osteoporosi. In particolare, si tende a credere che dipenda esclusivamente dall’invecchiamento: ossia una patologia legata all’avanzare degli anni. In realtà ha anche altre cause, che vengono così sottovalutate e non prese in considerazione. Come, ad esempio, la familiarità. Ma anche una storia precedente di fratture, la presenza di malattie ormonali, l’utilizzo per lungo tempo di alcuni farmaci o l’asportazione chirurgica delle ovaie rientrano tra i fattori di rischio.
La malattia è inoltre favorita da alcuni stili di vita non corretti. Come un’alimentazione povera di calcio e di vitamina D, l’abuso di alcol e caffè, il fumo e una scarsa attività fisica. La falsa credenza che si presenti solo con l’avanzare dell’età ha come conseguenza che a volte pazienti ancora giovani presentino delle situazioni già compromesse con una o più fratture. In particolar modo quelle vertebrali, che sono solitamente asintomatiche e compromettono con il passare del tempo la loro autonomia.
3. Il latte fa male alle ossa
Una convinzione piuttosto diffusa, ma del tutto errata, è che il latte possa “mangiare” le ossa. Il latte è un alimento invece raccomandato, se non si è intolleranti o allergici al lattosio, perché è un fonte di calcio: minerale di cui l’organismo necessita per mantenere le ossa in salute. Anche le alternative con meno grassi, come quello scremato o parzialmente scremato, ne contiene in buone quantità e quindi può essere assunto senza rischiare di incidere su altri fattori, come ad esempio il colesterolo.
La dose giornaliera raccomandata di calcio è di circa 900-1000 milligrammi, che aumenta in casi specifici. Gli adolescenti, le donne in menopausa, incinte o che stanno allattando e gli uomini dopo i 60 anni non dovrebbero scendere al di sotto dei 1000/1200 milligrammi al giorno. Anche i latticini-come yogurt e formaggi- sono una buona fonte di calcio. Ad esempio, in 100 grammi di stracchino, 125 grammi di mozzarella, 40 grammi di pecorino stagionato, ne possiamo trovare fino a 500 milligrammi.
Ci sono altri cibi che contengono questo minerale, come le verdure a foglia larga, la frutta secca (specialmente le mandorle) le arance, i legumi e persino l’acqua minerale. Ma privarsi del latte o dei prodotti derivati a causa di errate informazioni può risultare dannoso per l’intero apparato scheletrico.
4. Frattura del femore, basta operarsi per ristabilirsi
In molti credono che si possa risolvere tutto con un’operazione chirurgica dopo una frattura del femore. In realtà non è proprio così, perché questo tipo di rottura è solo una delle manifestazioni di un problema che coinvolge in realtà tutte le ossa. Con un intervento si può intervenire sulla frattura, ma non si guarisce di certo dall’osteoporosi. Nel caso in cui sia stata evidenziata una conclamata fragilità dello scheletro, bisogna infatti iniziare un percorso farmacologico che abbia come obiettivo prevenire ulteriori fratture. Che invece potrebbero facilmente verificarsi, compromettendo seriamente la qualità della vita, la mobilità e in generale la salute della persona interessata.
5. Prendere un po’ di sole è sufficiente per assicurarsi la giusta quantità di vitamina D
Gran parte della vitamina D prodotta dal nostro organismo arriva proprio dall’esposizione al sole , è vero, ma non basta. Per assicurarsi la giusta quantità di vitamina D è fondamentale anche la dieta, in cui non devono mancare i pochi alimenti che la contengono: pesce grasso (es. il salmone), latticini e uova.
Il primo problema subentra quando l’esposizione al sole, per diversi motivi, è scarsa – quando vengono utilizzati fattori di protezione elevati -, oppure ci sono altre problematiche, legate magari a particolari patologie, che impediscono di esporsi regolarmente ai raggi solari. In questi casi il rischio è di non riuscire ad assorbire correttamente il calcio, dato che la vitamina D interviene proprio nel processo di metabolizzazione a livello intestinale di questo minerale.
Il deficit di vitamina D mette a rischio le ossa, che diventano progressivamente più fragili. Per chi, per diversi motivi, non riesce a soddisfare il proprio fabbisogno di vitamina D, può essere necessario ricorrere ad una supplementazione, sempre dopo aver consultato il proprio medico.
Osteoporosi, come affrontarla
L’osteoporosi è una patologia ancora poco considerata, soprattutto in giovane età. In alcuni casi viene confusa e associata all’artrosi, che è invece una patologia degenerativa cronica e dolorosa che va a colpire le articolazioni.
Come abbiamo già evidenziato, i fattori di rischio sono conosciuti e si può fare molto per prevenire la sua insorgenza. Innanzitutto è fondamentale cominciare fin da giovanissimi a seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di calcio e di vitamina D, affiancata da un’attività fisica costante, che rientri in un vero e proprio stile di vita. Non è necessario andare in palestra, basta anche svolgere degli esercizi mirati in casa oppure dedicarsi a uno sport settimanale che non predisponga a traumi o a sforzi eccessivi.
Un altro modo per scongiurare il rischio di osteoporosi è adottare dei comportamenti che aiutino a prevenire o controllare la progressione della malattia a tutte le età. Qualche esempio? Mantenere il peso forma, non fumare, ridurre il consumo di alcolici e caffeina. In caso di uno o più fattori predisponenti, bisogna rivolgersi a uno specialista con cui valutare la situazione.
Ci sono alcuni farmaci e tutta una serie di accorgimenti che possono tenere sotto controllo l’osteoporosi, una volta diagnosticata. L’importante è fare attenzione alle fake news e rivolgersi sempre al proprio medico.
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