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Osteoporosi: come diagnosticarla e i sintomi da tenere sotto controllo

L’osteoporosi si sviluppa silenziosamente. Le ossa che divengono più fragili non danno inizialmente alcun sintomo. Poi, all’improvviso, a seguito di un trauma – anche di poco conto – o addirittura spontaneamente, può avvenire una frattura ossea, che si presenta con un forte dolore.

Le ossa più soggette alle fratture sono il femore prossimale, le vertebre e il polso. Nel caso di fratture vertebrali, queste possono verificarsi spontaneamente, all’improvviso, senza alcuna causa immediata. Il loro schiacciamento a cuneo può far incurvare tutta la colonna vertebrale e provocare intensi dolori, che inizialmente potrebbero essere confusi con dolori di origine nevralgica o muscolare. La frattura si evidenzia alla radiografia che, nel caso della colonna vertebrale, può essere definita come “cedimento di un corpo vertebrale”. 

Altre volte i primi sintomi sono rappresentati da dolori ossei meno acuti di quelli di una frattura, ma persistenti, che possono essere conseguenti a modificazioni strutturali di alcune ossa.

È  importante poter intervenire prima che sia troppo tardi. Esistono infatti cure e comportamenti che permettono di controllare questa malattia e di bloccarne la progressione. Bisogna quindi parlarne con il proprio medico, soprattutto se esistono fattori predisponenti. Come, ad esempio, dei precedenti in famiglia, una scarsa attività fisica, un basso peso corporeo, una dieta povera di calcio e vitamina D. Ma anche malattie ormonali, l’asportazione chirurgica di utero e ovaie, abuso di alcol e caffè.

Gli esami utili per diagnosticare l’osteoporosi

L’osteoporosi può essere sospettata dopo una “normale” radiografia, richiesta per altri motivi, il cui referto radiologico indichi “segni di osteopenia”, ovvero di ridotta consistenza dell’osso. Ciò vuol dire che sulla lastra l’immagine della struttura delle ossa risulta meno bianca (ossia meno densa). Talvolta il referto radiografico riporta alterazioni ormai avanzate o, addirittura, segni di frattura (per esempio, i cedimenti vertebrali già citati). La radiografia della colonna vertebrale può essere richiesta anche per un “esame morfologico” della colonna stessa, che consente di misurare la presenza di eventuali fratture o cedimenti vertebrali e di valutarne la gravità.

L’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea (detta anche mineralometria ossea computerizzata, meglio conosciuta con la sigla MOC). È un metodo radiologico assolutamente indolore e innocuo (i raggi vengono utilizzati in bassissime dosi) che valuta in modo esatto la densità minerale delle ossa: stabilisce infatti quanti grammi di calcio e altri minerali sono presenti nel segmento osseo esaminato. Questa valutazione viene solitamente applicata alla colonna vertebrale e al femore, oppure a livello del polso.

L’indagine densitometrica è particolarmente indicata in presenza di importanti fattori di rischio dell’osteoporosi. In presenza di uno o più di questi fattori di rischio è importante rivolgersi al proprio medico per valutare l’opportunità di sottoporsi o meno a una densitometria ossea.

Per definire meglio la diagnosi e le cure per la patologia, sono anche utili alcuni esami del sangue e delle urine (per esempio, fosfatasi alcalina, calcio, fosforo, vitamina D e paratormone). A discrezione del medico, in presenza di particolari condizioni, possono essere richiesti ulteriori esami. Come la TAC, la risonanza magnetica nucleare e gli ultrasuoni.

 


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